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Laos Tour Torna ai Tour

  • LAOS DEL NORD
  • 4 Giorni - 3 Notti - Min. 2 Persone

Breve ma intenso tour per scoprire la regione di Luang Prabang, la più bella ed intensa regione del Laos, una paese estraneo ai flussi del turismo di massa. Questo itinerario prevede anche la visita delle stupende cascade Kuong Si.

  • PRIMO GIORNO: LUANG PRABANG

    Accoglienza all’aeroporto. Sistemazione in hotel. (Le camere saranno disponibili dalle ore 14:00)
    Inizio delle visite intoro alle 14. Visita della città Patrimonio dell’Unesco dal 1995: collocata sulla riva sinistra del Mekong e un tempo capitale religiosa del Paese, è oggi il luogo dove si possono trovare ancora più di un centinaio di templi. Visita di Vat Visoun, il più antico tempio della città: ispirato da quello khmer di Vat Phou rimane tuttavia unico nel suo stile, con le caratteristiche finestre in legno.
    A seguire Vat Aham: situato proprio accanto al Vat Visoun, è rinomato per i suoi imponenti alberi di Banyan.
    Pernottamento in hotel.

    Posizionata sulle sponde del Mekong, Luang Prabang è la città più affascinante del Paese che si sta pian piano destando dal periodo di decadenza dovuto a decenni di guerra e rivoluzione. In questa piccola città, decine di deliziosi ristoranti offrono soluzioni per ogni palato. Lasciamo al nostro viaggiatore la facoltà di scegliere la soluzione più idonea alle sue necessità, sempre fornendogli tutte le informazioni necessarie e in tutta sicurezza, per godere appieno del suo tempo.
    Pasti : 0
    Sistemazione : My Dream Boutique*** o similare

    Località: LUANG PRABANG
  • SECONDO GIORNO: LUANG PRABANG-TOUR DELLA CITTA'

    Dopo la colazione si comincia con le visite classiche della città.
    Scoprirete in particolare:
    - Palazzo Reale, oggi Museo Nazionale.
    - Vat Xieng Thong – i Templi della città Reale, un vasto insieme di edifici sacri, uno dei gioielli dell'arte laotiana;
    - Vat May - costruito alla fine del XVIII secolo, residenza del Supremo Patriarca Sangkharat, con le sue decorazioni sulla facciata principale e le monumentali porte scolpite in legno;
    - Vat Sène: il primo monastero con il tetto ricoperto di tegole gialle e rosse.
    Pranzo in un ristorante tipico con cucina asiatica.
    Nel pomeriggio, raggiunto il molo ci si imbarca lungo il fiume Mekong: la crociera sarà l’occasione non solo per visitare le sacre grotte di Pak Ou, al cui interno sono custodite centinaia di statuine di Buddha, ma anche per godere – al rientro – dello spettacolo del tramonto sul fiume.
    In serata merita indubbiamente di essere esplorato il mercato notturno dell’etnia H’mong, che si svolge tutti i giorni lungo la via principale di Luang Prabang dalle 17 alle 22.
    Pasti inclusi: Colazione, pranzo.
    Sistemazione: My Dream Boutique*** o similare

    Località: LUANG PRABANG
  • TERZA GIORNATA: Luang Prabang – Walking a Ban Nong Heo – Khuang Sy - Luang Prabang

    Dopo quasi un’ora di viaggio da Luang Prabang, raggiungerete Ban Nong Heo, dove avrete un po’ di tempo a vostra disposizione per scoprire un affascinante villaggio Khmu, con le sue caratteristiche casette, i bufali d’acqua che pascolano placidi e le anatre che scorrazzano nei cortili. Qui potrete scorgere contadini e fabbri indaffarati, per poi addentrarvi nella campagna per una camminata che vi condurrà attraverso paesaggi unici: da foreste lussureggianti a verdi risaie. Potrete persino chiedere alla vostra guida di raccogliere qualche canna da zucchero direttamente dal campo per gustarne il succo rinfrescante! Dopo questa passeggiata immersi in un’atmosfera onirica, raggiungerete Ban Thapene, il villaggio che sorge all’entrata delle cascate Kuang Sy.
    Prima di raggiungere il bus per il rientro a Luang Prabang, merita una sosta il Centro di recupero per orsi, una ONG locale che si occupa della salvaguardia di questi predatori a riscio di estinzione. Rientro a Luang Prabang (25Km – 45’ circa). Cena libera. Pernottamento in hotel.
    Pasti : Colazione & Pranzo.
    Sistemazione : My Dream Boutique*** o similare

    Località: LUANG PRABANG / CASCATE KUANG SI / LUANG PRABANG
  • QUARTA GIORNATA: Luang Prabang - Elefant camp

    Il Laos era precedentemente chiamato "Lane Xang", che significa "Terra di un milione di elefanti". Oggi, avrete la possibilità di vivere da vicino questi incredibili pachidermi. All'arrivo all’Elephant Village Camp, il responsabile del campo vi accoglierà e riceverete un breve briefing sugli elefanti e sul loro modo di vivere. Dopo l’introduzione, sarà il momento di diventare tutt’uno con uno di loro: preparatevi ad una passeggiata sul collo di questi pachidermi, senza seggiolino per non arrecare danno all’animale e offrire a voi un’esperienza davvero unica. Sarà un’escursione di circa 3 chilometri attraverso una natura che qui la fa da padrona, fino a raggiungere una zona boschiva dove potrete godervi un pranzo pic-nic. Continuerete poi per altri 3 chilometri camminando lungo un sentiero che porta alla cascata di Tad Sae, dove potrete rilassarvi o nuotare nelle sue fresche piscine naturali (nota: i livelli dell'acqua variano a seconda delle condizioni stagionali). Una volta rinfrescati, attraverserete il fiume Nam Khan a bordo di una barca tradizionale che vi riporterà al campo: durante la navigazione potrete rilassarvi ed avere l’occasione di osservare stralci di vita quotidiana, da pescatori intenti nelle più classiche attività di pesca ad altre scene di vita locale. Rientro al campo.

    OPZIONE 1: PROSEGUIMENTO PER IL TOUR VIETNAM MON AMOUR (B,L,D)
    Nel pomeriggio, trasferimento all'aeroporto per il volo per Hanoi VN 313 Luang Prabang – Hanoi (17h10 – 18h10).
    Incontro con gli altri viaggiatori per la cena presso un ristorante tipico*.
    *incluso nella quota del tour principale Vietnam mon Amour

    OPZIONE 2: PROSEGUIMENTO PER ALTRA DESTINAZIONE
    Tempo libero a disposizione a Luang Prabang e proseguimento in base al proprio itinerario.

    Località: LUANG PRABANG
  • Sistemazione alberghiera

    Luang Prabang - Hotel My Dream Boutique ***

  • QUOTE A PERSONA con partenze condivise

    LAOS DEL NORD

    4 giorni / 3 notti

    Ea.

    dal 01/01/2023 al 31/12/2024
    quote a persona in camera doppia

    a partire da € 580

    solo tour

    La quota comprende:

    • Sistemazione con prima colazione negli hotel menzionati o similari
    • Trasferimenti in veicolo con aria condizionata e chofer
    • Pasti menzionati come da itinerario (C = colazione, P = pranzo, C = cena)
    • Guide locali parlanti italiano eccetto per trasferimenti di entrata/uscita in ogni destinazione che si realizzeranno con guida o autisti parlanti inglese
    • Ingressi per le visite menzionate

    La quota non comprende:

      • Voli internazionali e domestici e tasse aeroportuali
      • Visto turístico LAOS USD 55 circa da pagare in loco
      • Costi personali, lavanderia, telefono, mance e bevande durante il soggiorno
      • Pasti e servizi non mezionati nell’itinerario
      • Costi per poter utilizzare fotocamere e/o videocamere
      • Mance per la guida
      • assicurazione annullamento facoltativa
      • Quota d'iscrizione € 55 a persona OBBLIGATORIO

     

  • Laos - Informazioni Utili


    Località raggiunte dal tour

    Cascate Kuang Si
    Descrizione: Le fantastiche cascate del fiume Kuang Si, nel Laos settentrionale, si formano da un dislivello di oltre 30 metri e si gettano in numerose piscine color turchese che caratterizzano la valle di Luang Prabang. Per scegliere il punto più adatto dove fare il bagno è sufficiente seguire il sentiero e optare tra le tantissime vasche naturali dai colori che raccolgono tutte le tonalità del blu e del verde.
    Le Kuang Si Falls, anche conosciute come cascate di Kuang Si Tat , situate a circa 29 chilometri a sud di Luang Prabang, sono la meta preferita per i turisti nella zona di Luang Prabang.
    Le cascate iniziano in vasche poco profonde in cima ad una ripida collina, per poi arrivare alla caduta principale con una cascata di 60 metri. Vi si accede tramite un sentiero sulla sinistra delle cascate. L’acqua si raccoglie in numerose piscine turchesi a valle. Le molte cascate che ne derivano sono tipiche del travertino.

    Luang Prabang
    Descrizione: È il 1353 DC quando, con l’appoggio militare del grande impero cambogiano dei Khmer, alla guida di un leggendario esercito che si muove su “un milione di elefanti” da guerra, il condottiero Tai-Lao di nome Fa-Ngum conquista i territori che oggi compongono il Laos del Nord e fonda il Regno di Lan-Xang, nome che letteralmente significa “un milione di elefanti”.
    La capitale del Regno è la città che oggi chiamiamo Luang Prabang e che si trova dislocata nel punto di confluenza tra il grande fiume Maekhong che scende dall’Himalaya ed il fiume Nam-Khan che, immeditamente prima di gettarsi sul corso del Maekhong, disegna un insolito e regolare rettangolo. La città è così completamente contornata dall’acqua, disposizione geografica considerata di forte auspiscio nelle religioni animiste che costituivano l’arcaica forma di culto dei popoli Tai-Lao.
    Una leggenda racconta che nel punto di confluenza dei due fiumi, su ognuno di essi si trova la dimora di due potenti “Naga”, i mitologici serpenti marini che propiziano la pioggia e la fertilità.
    Attraverso flussi culturali provenienti dai confinanti regni Birmano e Siamese, il Buddismo Theravada non tarderà però ad arrivare e si hanno tangibili testimonianze storiche che dimostrano che già nel sedicesimo secolo la città è diventata uno dei principali e più sacri luoghi di culto buddisti del Su-Est Asiatico.
    Buddha Phra Bang
    Luang Prabang acquisisce questo importante status spirituale grazie all’arrivo in città di una piccola ed esile statuetta del Buddha in posizione eretta e con le mani nella doppia Mudra dell’Abhaya (posizione che indica la non paura contro le foze del male). La provenienza di questa statua è dubbia. Alcune cronologie narrano di un dono di Angkor nel corso del XIV secolo mentre altre ne attribuiscono l’origine al Regno Siamese di Ayuttaya. Quello che invece pare certo è che la statua sia stata prodotta in Sri Lanka, patria del Buddismo Theravada, nel I secolo DC, ben mille e trecento anni prima del suo arrivo in città.
    Questa esile e delicata statuetta è denominata “Phra Bang”, che nelle lingue Tai significa letteralmente “il Buddha fragile e sottile”. Da qui anche l’etimologia del nome della città stessa.
    Il Phra bang è alto 83 centimetri ed è composto per la maggior parte di oro fuso assieme ad altre leghe metalliche per un peso complessivo superiore ai cinquanta Kg.
    Durante I vari saccheggi che i Siamesi perpetreranno in territorio laotiano nel corso del diciottesimo e diciannovesimo secolo, per ben due volte la statua viene trafugata e trasportata nel Grande Palazzo di Bangkok. Per sfuggire alle leggendarie maledizioni che aleggiano su di essa e che causeranno gravi sofferenze e disgrazie, i siamesi restituiranno il Phra Bang ai laotiani in entrambe le occasioni. L’ultima e definitiva volta nel 1866.
    Museo Nazionale (Palazzo Reale)
    In attesa che le autorità locali terminino la costuzione del “Haw Phra bang”, una sontuosa dimora degna della sua importanza, il venerato Buddha Phra Bang è al momento custodito assieme ad altre pregiate statue del Buddha che costituiscono una vasta collezione ed esposto in mostra presso l’antico Palazzo Reale di Luang Prabang, ora Museo Nazionale.
    Edificato dai francesi durante il periodo coloniale, il Palazzo Reale propone un grazioso ibrido stilistico tra l’architettura coloniale dell’epoca e forme più tipicamente locali.
    Venne inaugurato nel 1909 per essere la sede del trono di Re Sisavang Vong la cui statua oggi troneggia nel vasto parco esterno al Palazzo.
    L’esigenza di una nuova residenza per la famiglia Reale si manifestò in seguito alla totale distruzione della precedente da parte delle brigate cinesi delle “Bandiere Nere” che rasero al suolo la città nel 1887. Da quella data e fino al 1909, I regnanti utilizzarono provvisoriamente una dimora costruita in legno, paglia e pali di bamboo.
    Con la costituzione del Regno del Laos nel 1945 a seguito della ottenuta indipendenza dai francesi, Luang Prabang diviene la città Capitale ed il Grande Palazzo ne sarà la sede del Governo fino al 1975, anno durante il quale il partito comunista ribalta la Monarchia e si impadronisce del potere spostando la capitale a Vientiane.
    Edificato in posizione strategica nel cuore della città antica, il Grande Palazzo era studiato per costituire un facile approdo e l’ideale benvenuto agli avventori che giungevano via nave solcando il Maekhong. L’ingresso dal fiume è però posto sul retro. L’ingresso principale è infatti rivolto in posizione speculare rispetto alla lunga scalinata che porta alla vetta del Phousi, la collina sacra di Luang Prabang.
    Il Palazzo ha una particolare ed originale pianta a doppia croce con al centro la sala del trono. Dopo un lungo confronto, Re Sisavang Vong riuscì a convincere gli architetti Francesi dell’importanza di un tetto in stile Laotiano per questa sala e fu così scongiurata l’applicazione una soluzione stilistica occidentale.
    All’interno del Palazzo è oggi esposta una vasta collezione di oggetti antichi tra cui sacre statue del Buddha ma anche dipinti, argenterie, ceramiche e vari altri oggetti preziosi offerti alla casa Reale del Laos dalle delegazioni diplomatiche di vari Paesi del mondo.
    Le pareti sono ricoperte di raffinate raffigurazioni dell’epopea mitologica del Ramayana, molte delle quali sono state disegnate non da artisti locali bensì da Alix de Fautereau, artista Francese, negli anni ‘30.
    È inoltre posssibile ammirare l’area residenziale con la camera da letto padronale e varie altre stanze adibite ad alloggio o al ricevimento.
    Haw Phra Bang
    La “cappella del Buddha Phra Bang”, al momento in costruzione nella parte nord del complesso del Palazzo Reale, sarà il luogo dove verrà conservata l’omonima immagine sacra identificativa della città.
    La costruzione di questo importante luogo di culto venne iniziata negli anni ’60 ma poi interrotta a seguito dell’iniziale opposizione alla religione buddista da parte del nuovo regime comunista al Governo dal 1975.
    Come più volte la storia ci ha però dimostrato, è impossibile governare un Paese, nemmeno attraverso una dittatura, stravolgendo la fede e la credenza di un popolo. Fin dagli anni ’80 infatti, poco dopo la sua instaurazione, il regime ha dovuto drasticamente modificare le proprie posizioni di pensiero a favore di un deciso ritorno in voga dei principi e della spiritualità del Buddismo Theravada. Nel 1993 sono così ripresi i lavori di costruzione della Haw Phra Bang che, malgrado l’utilizzo di tecniche e materiali edilizi moderni, riproporrà in tutto e per tutto lo stile classico della Luang Prabang di un tempo. Particolarmente notevole e dalle mastodontiche proporzioni è il basamento a forma ottagonale che si innalza sul livello del suolo di dversi metri. La Haw Phra Bang è oramai in fase di ultimazione e potrà tra poco ospitare il suo illustre inquilino.
    The Heritage House (Reuan Morakot)
    Antica casa interamente costruita in legno su palaffitta e contornata da lussureggianti giardini nel pieno centro storico di Luang Prabang.
    Questa residenza, oggi sotto il diretto patricinio dell’Unesco, è uno dei luoghi migliori dove apprezzare lo stile di vita, gli usi ed i costumi di un tempo.
    Su richiesta, alla Reaun Morakot possono essere organizzate dimostrazioni della tradizione Laotiana tra cui la cerimonia del “Baisri”
    Monte Phousi
    Questa collina alta circa 100 metri si trova al centro della città antica di Luang Prabang ed in posizione dominante.
    Una lunga scalinata di oltre trecento gradini porta fino alla vetta da dove si gode di una magnifica manoramica sui fiumi e sul nucleo storico della città.
    Sulla vetta si trova anche un piccolo tempio buddista, il Wat Chom Sri.
    I turisti salgono generalmente sulla vetta del monte per ammirare il tramonto, momento della giornata durante il quale i piccoli spazi a disposizione dei presenti sulla stretta terrazza racchiusa tra il tempio e le rocce non sono sufficienti a contenere la folla che spesso si crea. Un’idea alternativa può essere quella di visitare il monte durante le ore fresche del primo mattino.
    Grotte Ting e Theung (Pak Ou)
    Risalendo il Maekhong in direzione del confine thailandese, a circa 25 Km di distanza da Luang Prabang si raggiunge la piccola località di Pak Ou (“le bocche del fiume Ou”). Nelle sue prossimità troviamo due grotte di eccezionale importanza per la religione buddista. Al loro interno sono infatti custodite migliaia di statue del Buddha qui portate dai fedeli e dai pellegrini provenienti da tutto il Paese. Le grotte sono raggiungibili esclusivamente dal fiume. La più vicina all’approdo e più facilmente eccessibile è la grotta Ting (“Tham Ting”) qui possiamo contare circa 2.500 immagini del Buddha. Risalendo la montagna possiamo invece accedere alle Grotte Theung (“Tham Theung”) dove le statue sono circa 1.500.
    Quasi tutte le statue sono in stile tipico Laotiano ed il Buddha è rappresentato nelle posizioni più disparate (seduto in Lalisana o all’ “europea”, in piedi, nel cammino ed in posizione reclinata) e in tutte le “Mudra” (particolare gesticolazione delle mani): dalla Bhumisparsa (chiamata della Terra a testimone) all’Abhaya (protezione e non paura) fino alla Dhyana Mudra (meditazione), Dharmachakramudra (avvio della ruota del Dharma o insegnamento) e altre.
    Risalendo contro corrente provenienti da Luang Prabang la navigazione si estende all’incirca per due ore. Il ritorno dura all’incirca la metà.
    Il Buddismo ed i sacri monasteri di Luang Prabang
    Durante il sedicesimo nonchè il seguente diciassettesimo secolo il Regno di Lan-Xang raggiunge la masssima importanza e sviluppo e Luang Prabang tocca l’apice della bellezza e dello sfarzo che si manifestano soprattutto nella realizzazione di stupende opere architettoniche dedicate al Buddismo Theravada. È in questa fase che vere e proprie opere d’arte come i celebri conventi Wat Xieng Thong e Wat Visoun vengono alla luce.
    Nei secoli successivi Lan-Xang viene conquistato dal Siam e l’intero territorio cade nell’oblio. La posizione isolata tra alte montagne e la lontananza dalle principali vie di comunicazione e canali commerciali induce una lenta ma inesorabile ibernazione dalla quale Luang Prabang si risveglia solo in tempi recenti. È infatti tramite il colonialismo francese che la città viene scoperta e rivelata al mondo intero ed in particolare all’occidente.
    La sua bellezza ed il fascino antico ed esotico, la profonda spiritualità e religiosità preservate in modo intatto fin dall’alba dei tempi sono i fattori principali che hanno decretato nel 1995 l’ingresso della città di Luang Prabang nelle liste dell’Unesco quale Patrimonio dell’Umanità.
    Una statistica stilata attraverso i giudizi e le votazioni raccolte tra i lettori di una nota pubblicazione del settore turistico ha recentemente posto Luang Prabang al settimo posto tra le città turisticamente più belle ed interessanti del mondo.
    Taak Baat Khao Neeaw
    È questo il nome in lingua Laotiana con la quale si identifica la raccolta delle offerte da parte dei Monaci Theravada.
    L’origine di questo antichissimo rito si perde nell’alba dei tempi ed è collegato ad uno degli otto avvenimenti fondamentali della vita del Buddha Sakyamuni (Buddha Siddartha): poco dopo aver raggiunto lo stato di Illuminato, il Buddha fece ritorno nella sua terra natale, la città di Kapilavastu, ai piedi dell’Himalaya e nei pressi dell’odierno confine tra India e Nepal.
    Qui regnava Suddhodana, padre del Buddha, il quale era quindi a tutti gli effetti il Principe di queste terre.
    La leggenda prosegue raccontando che, alla notizia del suo arrivo, i membri della famiglia Reale uscirono per le strade a dare il benvenuto al loro venerato parente. Dopo una giornata trascorsa assieme, i regnanti fecero ritorno al loro palazzo dimenticandosi di offrire al Buddha gli alimenti per il proprio sostentamento. Stanco e affamato, il giorno seguente il Buddha chiese umilmente offerta di cibo a quelli che un tempo erano i suoi stessi sudditi ed avviando così questo fondamentale rito che si ripete da oltre 2500 anni. Il messaggio morale che sta alla base di questa pratica è molto evidente e particolarmente identificativo della filosofia Buddista: l’eguaglianza tra tutti gli esseri umani non può e non deve impedire ad un Principe di chiedere la carità ai propri sudditi.
    Canonizzato nel Vinaya Pitaka, uno dei tre libri del Canone Pali che in modo rigido e rigoroso detta i principi religiosi e le regole di condotta per tutti i buddisti Theravada nel mondo, il Taak Baat Khao Neeaw deve essere praticato nel rispetto di norme precise e fiscali: si deve tenere una volta al giorno, all’alba, ed il cibo ricavato dovrà essere l’unica forma di sostentamento dei monaci per i due pasti quotidianamente concessi (uno al termine del Baat ed un secondo poco dopo il mezzogiorno). Tutto il cibo offerto deve essere rigorosamente consumato il giorno stesso, senza avanzi. Le offerte devono rigorosamente essere solo in cibo. I fedeli non devono offrire altri beni ed in particolar modo devono astenersi dall’offrire denaro.
    Anche per l’accettazione stessa dell’offerta, i monaci devono seguire un rituale ben preciso: non possono ad esempio chiedere l’offerta in modo esplicito e non posssono protendere la ciotola delle offerte in direzione del fedele. La ciotola va tenuta tra le braccia e stretta sulla vita, nella posizione canonica che vediamo rappresentata nelle statue del Buddha che identificano questa precisa vicenda.
    Assieme a Thailandia e Myanmar, il Laos è il paese Theravada dove queste usanze si sono conservate nella loro forma più pura ed integrale e Luang Prabang è senza ombra di dubbio la città dove il Taak Baat si può ammirare nella sua forma spritualmente più nobile. Alle prime luci dell’alba, centinaia di Monaci marciano in fila indiana tra le strette stradine di Luang Prabang contornate da piccole casette in legno. I Monaci non fermano mai la loro marcia ed è compito dei fedeli, che si prostrano genuflessi al loro sfilare, di riempire in modo veloce e ritmato con il prelibato “Khao Neeauw” (impasto di riso) ognuna delle ciotole.
    Un patrimonio spirituale e culturale da proteggere e rispettare
    La profonda fede buddista è la vera anima di Luang Prabang. Visitare questa stupenda città significa prima di tutto immergersi nell’intenso flusso spirituale che la attraversa e sarebbe impensabile lasciare questo luogo senza aver ammirato il Taak Baat.
    Alle 04:00 del mattino, i gong di tutti i monasteri di Luang Prabang segnano l’inizio della giornata e per chi soggiorna in uno dei tanti piccoli resorts del centro storico sarà impossibile sfuggire a questo sublime richiamo.
    Nell’attesa dell’uscita dei Monaci dai loro conventi, centinaia di turisti si accalcano ogni giorno all’alba lungo la Rue Wat Senè, la strada principale del centro storico di Luang Prabang, dove il Taak Baat può essere meglio ammirato.
    Catturati dal magico misticismo del rito e dallo splendore esotico di centinaia di sfavillanti tuniche arancioni che si susseguono senza soluzione di continuità, molti avventori vengono trasportati da un vortice di eccitazione ed esaltazione che spesse volte fa purtroppo oltrepassare i limiti del buon senso e del rispetto.
    È molto importante che chiunque si rechi all’alba sulla Rue Sene sia pienamente consapevole di ammirare un rito religioso carico di profonda sacralità e non uno spettacolo inscenato per il proprio piacere.
    Certe regole comportamentali sono quindi assolutamente indispensabili al fine di preservare il Taak Baat nella propria integrità. In particular modo, si raccomandano i turisti di non avvicinarsi in modo eccessivo ai Monaci e di non intralciare il loro passaggio, di non usare il flash delle macchine fotografiche, di non parlare ad alta voce, non gesticolare e mantenere in generale un’attitudine di pieno rispetto delle tradizioni.
    I monasteri principali
    Edificate tra il XVI ed il XIX secolo, le opere architettoniche più significative e rappresentative della spiritualità buddista di Luang Prabang hanno involontariamente testimoniato gli episodi che nei secoli hanno cambiato la storia del Regno e lasciato gli indelebili segni della guerra e della distruzione ed alcuni tra i monasteri più sacri ed importanti della città hanno da tempo perduto per sempre la loro identità originaria. Gli eserciti degli invasori Siamesi, Cinesi, Vietnamiti e Birmani che a turno hanno saccheggiato la città non si sono infatti limitati a depredare e trafugare i gioielli ed i metalli preziosi che ornavano e decoravano le sacre dimore dei Monaci. Hanno anche bruciato e disperso tesori culturali di inestimabile valore: stupende costruzioni con i tipici tetti spioventi in legno, intere biblioteche buddiste composte da pregiati libri trascritti sulle foglie di palma hanno conosciuto nei secoli il fuoco della violenza e della definitiva distruzione.
    È singolare però pensare che uno dei più recenti e probabilmente il più crudele e totale dei saccheggi, perpetrato a più riprese tra il 1884 ed il 1895 ad opera delle “Bandiere Nere” (truppe irregolari di mercenari Cinesi), ha miracolosamente risparmiato due tra i più sacri ed importanti templi della città e che oggi costituiscono tappe imperdibili nella visita di Luang Prabang: il tempio Reale Wat Xieng Thong ed il Wat Mai Suwannaphummaham
    Wat Xieng Thong Ratsavoravihanh
    Edificato in prossimità del limite settentrionale del centro storico, a ridosso del punto geografico esatto nel quale i fiumi di Luang Prabang si congiungono tra loro, il Wat Xieng Thong gode di una posizione dominante al culmine della Rue Wat Sene, la via principale di Luang Prabang.
    A partire dalla data della sua costruzione, alla metà del XVI secolo, e fino al termine della storia di Luang Prabang quale città capitale del Regno nel 1975, il Wat Xieng Thong è sempre stato il tempio più sacro ed importante della città e l’unico tempio continuamente posto sotto il diretto patrocinio della Famiglia Reale. Dopo tre intere giornate di meditazione e di preghiera presso il tempio Long Khum, sulla sponda opposta del Maekhong, l’erede al trono attraversava il fiume a bordo di una lussuosa barca Regale, entrava al Wat Xieng Thong attraverso un’approdo costituito da una lunga scalinata (oggi ancora esistente) che terminava fin dentro al tempio, e qui veniva incoronato.
    Seguendo le tipiche tradizioni locali, la posizione scelta per la costruzione del tempio aveva a quel tempo un particolare significato cosmologico. Nel caso particolare del Wat Xieng Thong, questo era il luogo nel quale la leggenda racconta che due antichisssimi Monaci eremiti stabilirono la propria dimora in prossimità di un albero sacro del quale oggi possiamo ammirare una stupenda raffigurazione sulla parete posteriore esterna del Sim, la costruzione più sacra del tempio.
    Un’altra importante novella correla la fondazione del tempio alla memoria di Chanthaphanit, il leggendario Re fondatore della città nel lontano VIII secolo. Gli stupendi murali raffigurati sulle pareti interne e sul soffitto del Sim stesso narrano della sua vita e del modo rocambolesco e bizzarro nel quale divenne Re e fondò la città. Altri murali del Sim rappresentano invece le “Jataka”, le storie di ognuna delle precedenti reincarnazioni di Siddartha Gautama prima di raggiungere la definitiva incarnazione che lo porterà allo stato di Buddha. Le Jataka canoniche sono 543 delle quail solo alcune sono qui rappresentate.
    Durante il viaggio in Laos del Governatore Generale francese delle colonie nel 1928, Re Sisavang Vong riuscì ad ottenere i fondi per quella che a oggi risulta l’ultima importante restaurazione del tempio e che, a parte alcuni edifici aggiunti negli anni ’60 e ad altre minori opera di manutenzione, diede al Wat Xieng Thong la conformazione ed il look nel quale lo ammiriamo oggi. I fondi concessi dalla Francia non furono però ottenuti a buon mercato. I colonizzatori occidentali pretesero infatti in prestito una delle immagini religiose più sacre del tempio: una anomala e originale raffigurazione del Buddha reclinato dallo stile unico e difficilmente decifrabile. Canonicamente coricato sul fianco destro, la mano sulla quale si poggia il capo ha infatti una particolare forma allungata non riscontrabile in nessuna altra rappresentazione artistica di mpronta Theravada. Questa immagine venne esposta a Parigi per lungo tempo prima di trovare finalmente la strada del ritorno in Patria negli anni ’60.
    Oggi al tempio non si accede più dal lato del fiume bensì dall’ingresso principale a est lungo la Rue Wat Sene. Da qui il Sim ci appare in tutta la sua maestosità ed importanza e la forma architettonica di maggior rilievo è ovviamente rappresentata dagli stupendi tetti in legno lavorato spioventi e a più livelli.
    La torre campanaria
    Oltre al Sim, il Wat Xieng Thong ci propone anche una raffinata ma recente torre campanaria nella quale è posizionato il Gong utilizzato per la chiamata dei Monaci. Il suono profondo e ritmato di questo potente strumento aleggia inesorabile sulla città per ben due volte al giorno: alle quattro del mattino ed alle quattro del pomeriggio.
    La rimessa del carro funebre
    Un’altra costruzione databile agli anni ’60 si trova immediatamente alla destra dell’ingresso. Edificata nella canonica forma del Viharn, il suo aspetto può trarre in inganno. Non è infatti un edificio dedicato al culto ma è la rimessa del carro funebre utilizzato nel 1961 per la cerimonia di cremazione di Re Sisavang Vong.
    Lo stupendo, doppio tetto spiovente di questo edificio è costruito in uno stile architettonico denominato Xieng Khuang, il terzo periodo stilistico di Luang Prabang.
    Una delle peculiarità più eclatanti di questo edificio è il rivestimento delle facciate esterne con pregiati e finemente lavorati pannelli in legno di teak interamente dorati. Le sculture di questi pannelli rappresentano la versione Laotiana del Ramayana, l’epopea mitologica del Principe Rama e della sua guerra contro le forze del male, impersonificate da feroci demoni, per liberare la sua amata.
    Il grande carro funebre occupa per intero lo spazio interno dell’edificio. È infatti alto ben 12 metri e montato su di un telaio a sei ruote. Finemenete decorato, termina a punta nella forma del mitologico serpente Naga canonicamente rappresetato a sette teste.
    Durante la cerimonia funebre del 1961, il corpo del Re venne trasportato a bordo del carro da qui fino al tempio Wat That Luang, all’interno del complesso del Palazzo Reale, dove venne cremato.
    Le sue ceneri vennero poi riportate al Wat Xieng Thong dove oggi riposano all’interno di una pregiata urna in legno di sandalo.
    Cappella del Buddha Eretto
    Procedendo dalla rimessa del carro funebre in direzione del Sim si incontra un piccolo edificio del quale vanno ammirati gli stupendi mosaici che compongono I frontoni delle porte. Al suo interno si trova una pregiata statua del Buddha che costituisce una sorta di replica del celebre Phra Bang. Venne donata a Sisavang Vong da Rama V il Grande, Re del Siam, all’inizio del XX secolo.
    Il “Sim”
    Si giunge così finalmente al Sim, la costruzione centrale del tempio. Definito “la felicità per gli occhi dell’anima”, presenta raffinate decorazioni che ricoprono interamente sia l’interno che l’esterno del tempio.
    Tra le rappresentazioni murali, spesso ottenute con la tecnica dello stampo al fine di riprodurre le stesse minuziose e pregiate decorazioni infinite volte, troviamo la Sacra Routa del Dharma, l’insegnamento che sta alla base del credo Buddista e che il Buddha Gautama ideologicamente “girò” presso il Parco dei Cervi di Sarnath (India settentrionale), simboleggiando l’inizio della Religione Buddista. Ci sono poi le già descritte rappresentazioni delle Jataka, ed ancora alcune crude e drammatiche rappresentazioni delle punizioni divine inflitte ad “Avici”, l’inferno che la cosmologia Buddista pone nelle profondità di “Jambudvipa”, il continente abitato dagli uomini che galleggia nel mare cosmico primordiale.
    Esternamente, sul retro del Sim troviamo la raffinata rappresentazione il mitologico albero degli eremiti fondatori della città (vedi).
    Il tetto del Sim è sostenuto da otto possenti e mastodontiche colonne in legno ognuna ottenuta da un unico gigantesco tronco.
    Al centro si trova l’immagine più venerata del Buddha. Seduto con le gambe in Lalisana, mostra la Mudra (posizione delle mani) del “Bhumisparsa”: la mano destra è estesa fino a toccare la Dea Terra, che viene chiamata a testimoniare sulla definitiva vittoria del Buddha contro le forze del male e il raggiunto stato di “Illuminato”.
    La biblioteca
    La biblioteca, che contiene una copia del Canone Pali, è insolitamente posta lungo l’asse longitudinale del Sim e dietro di esso. È questa una licenza stilistica che gli architetti di Luang Prabang si sono concessi rompendo con la tradizione che vede la libreria generalmente posta sul lato nord-orientale dell’edificiio consacrato e con l’ingresso rivolto ad occidente.
    In lingua Pali, il sacro Canone dei Buddisti Theravada prende il nome di “Tripitaka” che letteralmente significa “I tre canestri” ad identificare I tre libri principali che lo compongono. Il primo è il Sutra Pitaka, che contiene gli insegnamenti materiali del Buddha riconducibili ad esempi di vita tangibili e dimostrabili. Il secondo è il Aphidharma Pitaka, che contiene gli insegnamenti astratti quali ad esempio la composizione dell’universo Buddista e delle sue divinità, ed infine il Vinaya Pitaka che standardizza le oltre duecento regole comportamentali basilari alle quali devono attenersi I Monaci e le ulteriori centinaia di regole secondarie. Il Tripitaka si compone complessivamente di centinaia di migliaia di versi ed è di gran lunga il testo sacro più esteso del mondo.
    La cappella Rossa ed il Buddha reclinato
    Il Wat Xieng Thong non ha ancora terminato di mostrarci meraviglie. Manca infatti all’appello la “Cappella Rossa”, il grazioso edificio posto di fianco alla biblioteca che contiene la celebre immagine del Buddha reclinato sopra descritta (vedi).
    Il nome di questa costruzione è dovuto alle pregiate decorazioni in stucco rosso delle pareti esterne che si completano con preziosi mosaici in vetro.
    Rompendo con la tradizionale rappresentazione di scene religiose e mitologiche, queste composizioni insolitamente ci propongono scene laiche della vita nei villaggi. Le decorazioni vennero realizzate nell’anno 1957 DC che coincide con il 2500mo giubileo Buddista Theravada.
    Il celebre Buddha reclinato al centro della costruzione è contornato da pareti ricolme di copiose raffigurazioni del Buddha a ricordare uno degli otto avvenimenti principali della sua vita: il “Miracolo di Sravasti”, canonicamente il sesto in ordine cronologico. La leggenda racconta che errando nell’India settentrionale nell’intento di impartire la Religione Buddista e accrescere il numero dei suoi discepoli, il Buddha giunse nella città di Sravasti, capitale dell’omonimo Regno, dove si confrontò con la popolazione locale restia a credere alle sue parole. Per dimostrare la propria superiorità materiale e spirituale, il Buddha inscenò alcuni miracoli tra i quali la moltiplicazione del proprio corpo in “mille” piccoli Buddha (nell’antica cultura indiana il numero mille rappresenta l’infinito)
    La rimessa delle barche
    Come in ogni tempio di Luang Prabang, non può mancare la rimessa per le stupende barche in legno utilizzate ogni anno in aprile ed in ottobre per vere e proprie competizioni nelle quali i monaci dei vari templi gareggiano tra loro.
    Wat Long Khun
    Questo tempio, anch’esso strettamente correlato alla famiglia Reale, è una delle poche costruzioni che si trovano sulla sponda opposta del fiume Maekhong rispetto al centro di Luang Prabang, in un’area pressochè disabitata e dominata dalle montagne e dalla natura selvaggia.
    Ammirato da Luang Prabang, il terreno sul quale sorge il tempio mostra due colline che nella leggenda popolare rappresentano un giovane uomo e una giovane donna chinati su sè stessi. Il tempio, il cui nome si traduce in “la piana alta sul fiume”, è costruito sull’addome della donna.
    Utilizzato come luogo di preghiera e meditazione per l’aspirante al trono, dopo tre giorni trascorsi al Wat Long Khun il futuro Re attraversava il fiume per approdare al Wat Xieng Thong, posto direttamente di fronte ad esso, dove avveniva la cerimonia di incoronazione.
    Con la caduta della monarchia nel 1975, questo tempio fu completamente abbandandonato e caduto in rovina. Nella metà degli anni ’90 un importante opera di restaurro gli ha ridato la sua forma ed il vigore di un tempo ed oggi il Wat Long Khum si mostra nuovamente in tutto il suo splendore.
    Edificato su di un’ampio terrazzamento naturale dal quale si gode di una bella panoramica sul fiume Maekhong e sulla città di Luang Prabang, il tempio è raggiungibile attraverso una scalinata che parte direttamente dall’imbarcadero.
    Il “Sim” risale al diciottesimo secolo e la parte posteriore dell’edificio si conserva ancora nella forma originale. Molto belli ed architettonicamente interessanti le abitazioni in legno dei monaci. Il piccolo edificio privo di finestre al lato del Sim era invece il luogo di meditazione del designato successore al trono che avveniva alla presenza dei suoi parenti di sesso maschile.
    Wat Mai Suwannaphummaham
    Sul lato opposto della Rue Wat Sene rispetto al Monastero Xieng Thong, il Wat Mai è dislocato in prossimità del Palazzo Reale e di fronte alla scalinata che porta alla vetta del Monte Phousi.
    “Wat Mai” nelle lingue Tai significa “il Monastero Nuovo”. È infatti uno dei più recenti della città e la sua ultimazione risale all’inizio del XIX secolo. Edificato quale dimora per il Grande Patriarca del Buddismo Laotiano, negli anni è stato utilizzato anche come residenza per diversi dignitari francesi tra cui August Pavie, principale fautore della liberazione del Laos dal dominio Siamese e la conseguente annessione tra le colonie francesi. Il Patriarca stesso si incaricò di mantenere attivo il canale di comunicazione tra Pavie ed il Re del Laos per sfuggire al controllo del Governo di Bangkok.
    Dallo splendore del tetto in legno del “Sim”, edificato in ben cinque livelli sovrrapposti dei quali i primi due si estendono in modo continuo sull’intera costruzione, possiamo assegnare il Wat Mai al “Primo stile Luang Prabang” a dimostrazione che questa antica soluzione stilistica in voga all’inizio del XVI secolo venne nuovamente ripresa a distanza di diverse centinaia di anni. Quello che possiamo ammirare è ancora il tetto originale, nel tempo più volte restaurato e riparato.
    A seguito della distruzione del Wat Visoun, tradizionale dimora del sacro Buddha Phra bang, nei saccheggi delle “Bandiere Nere” nel 1887, diverrà il Wat Mai il luogo dove la venerata statua simbolo della città verrà custodita e qui rimarrà fino al 1947 prima di essere trasferita al Palazzo Reale. Durante le celebrazioni del capodanno tradizionale Laotiano nel mese di Aprile, tramite un’importante e sacra cerimonia il Phra Bang viene ogni anno riportato al Wat Mai per concedere alla popolazione di Luang Prabang di rendergli omaggio. L’enorme mole di fedeli nonchè di pellegrini provenienti da tutto il Paese in questa occasione dimostrano la sacralità e l’importanza di questo tempio. Il Phra Bang rimane qui per tre giorni ed al termine di una cerimonia di abluzione viene riportato nella sua dimora stabile.
    Le stupende decorazioni delle pareti del Sim narrano diverse vicende della vita del Buddha e delle Jataka tra le quali l’ultima in ordine cronologico e la più importante della serie: la “Vessantara” Jataka. Giunto alla sua cinquecentoquantatreeesima e penultima reincarnazione, colui che sarà il Buddha sorge a nuova vita nei panni del Principe Vessantara. Questa Jataka narra dell’estrema buontà, altruismo e senso del sacrificio del Principe che, ancora in giovane età, viene cacciato dalla città assieme alla moglie ed ai due figli colpevole di aver donato al regno confinante un sacro elefante portatore di prosperità e fortuna. Errando nella foresta, Vessantara incontrerà un eremita che pretenderà in regalo la sua compagna ed i suoi figli. Vessantara rimarrà fedele ai propri principi morali di altruismo concedendoli in dono.
    Per la sua bellezza architettonica, per lo sfarzo e la fraffinatezza delle sue decorazioni e per la centralità della sua posizione, il Wat Mai è oggi uno dei templi di Luang Prabang più visitati dai turisti internazionali.
    Wat Visoun (Wat Visunalat)
    Tra i più antichi templi di Luang Prabang (il più antico tra quelli ancora attivi), venne edificato all’inizio del XVI secolo per osptitare la sacra statua del Buddha Phra Bang, l’immagine religiosa più sacra della città, che venne qui custodita fino al 1715, anno con il quale si identifica la fine del Regno di Lan-Xang e la sua annessione al Regno di Ayuttaya.
    Quando nel 1866 i Siamesi di Bangkok restituiranno al Laos il Buddha Phra Bang per la seconda ed ultima volta, la statua verrà nuovamente dislocata al Wat Visoun a testimoniare il fatto che quasi quattro secoli dopo la sua costruzione, questo monastero è ancora tra i più sacri ed importanti della città.
    Dal punto di vista architettonico, il “Sim” (edificio consacrato dalle pietre sacrali “Sema”) del Wat Visoun è di estrema importanza in quanto costituisce il più classico esempio del “primo stile Luang Prabang”, identificato dalla forma dei tetti spioventi su più livelli contrapposti che in questo particolare stile vede i due livelli più inferiori coprire tutto il perimetro attorno all’intero Sim.
    Anche per il Wat Visoun non può ovviamente mancare una leggenda animista correlata al luogo scelto per la sua costruzione: il tempio nasce infatti sui…campi di riso dei “Devata” (spiriti) protettori della città.
    Fortemente danneggiato e delapidato delle proprie ricchezze durante il saccheggio delle “Bandiere Nere” alla fine del XIX secolo, il “Sim” originale del Wat Visoun era di eccezionali dimensioni ed interamente rivestito di grandi pannelli in legno interamente scolpiti e lavorati. Oggi possiamo immaginare le sue antiche e meravigliose forme solo attraverso i disegni dei pionieri occidentali che videro il tempio prima dell’anno fatale della distruzione: il 1887. Con la ricostruzione, che avvenne nel 1896, vennero riproposte sommariamente le stesse forme e dimensioni ma i pregiati legni lavorati vennero sostituiti da materiali meno nobili come i mattoni decorati a stucco.
    Il “Sim” contiene oggi al suo interno una vasta collezione di antichissime statue del Buddha rappresentato in varie posizioni e dagli stili e provenienze più disparati. Alcune di queste statue sono databili al XIV e XV secolo.
    That Makmo
    Malgrado la quasi totale distruzione, il Wat Visoun ci ha potuto tramandare una stupenda ed antichissima costruzione che più di ogni altra in città ci può mostrare il tipico stile utilizzato dai Laotiani per la costruzione degli stupa (in Laotiano chiamati “That”). Oggi questo anticchissimo edificio è denominato “That Makmo”, letteramente “lo stupa a forma di anguria”, ad identificarne le distintive forme. È singolare notare l’evoluzione stilistica che lo stupa ha avuto nelle varie aree del Sud-Est Asiatico e quanto e come sia sia differenziato rispetto alle originali forme indiane del primo millennio. Rappresentato con la magnifica forma di campana rovesciata nell’antico Regno Siamese di Sukhothai, nelle pianure centrali della penisola indocinese, si trasformerà in una forma più eretta e stilizzata durante il periodo di Ayuttaya. La tipica forma laotiana ha però delle similitudini più evidenti con le forme a fiore di loto in voga nel più lontano Regno Birmano.
    Wat Aham
    Il “Monastero del cuore aperto” è adiacente al Wat Visoun e, malgrado sia molto più recente del celebre gemello, costituisce con esso un unico grande complesso religioso. Il Wat Aham risale infatti all’inizio del XIX secolo ed il suo “Sim” ha la particolarità della completa assenza di decorazioni sulle pareti esterne. Questa mancanza è però ampliamente controbilanciata dalla bellezza e ricchezza dei murali sulle pareti interne. I temi sono i soliti ma sono qui rappresentati con un dettaglio maggiore e sono più facilmente leggibili e comprensibili: scene degli episodi principali della vita del Buddha, punizioni inferali, Jataka sono infatti rappresentate in pannelli di dimensioni eccezionalmente ampie e di immediata percezione visiva.
    Più di ogni altro tempio di Luang Prabang, il Wat Aham ha giocato un ruolo chiave nello scontro culturale tra le primitive religioni animiste del popolo Laotiano e le più evolute filosofie del culto Buddista Theravada. Il risultato sincretistico di questo confronto è qui più evidente che in ogni altro sacro luogo della città. Il Wat Aham sorge infatti sulla dimora dei mitologici spiriti protettori di Luang Prabang e importanti edifici (stupa) all’interno del complesso templare erano a loro dedicati.
    A seconda del maggiore o minore grado di integralismo religioso dei Regnanti che si susseguirono sul trono, questi edifici vennero a più riprese distrutti ed ogni volta ricostruiti a seguito di importanti calamità che di volta in volta si abbattevano sulla città oramai non più protetta dalle proprie forze benevole.
    Oggi si ritiene che gli spiriti protettori si siano “trasferiti” all’interno di due sacri alberi del “Bodhi” che si trovano nei giardini del Wat Aham. Il Bodhi è anche l’albero sacro del Buddismo, sotto al quale il Buddha raggiunse l’illuminazione. È quindi fortemente evidente il profondo grado di sicretismo e perfetta convivenza oggi raggiunta dai due credi religiosi, entrambi ancora profondamente radicati nelle pratiche popolari. Ad ulteriore conferma di ciò, fino alla costruzione del Wat Mai nel XIX secolo, il Wat Aham fu anche la sede del Patriarca supremo del Buddismo Laotiano, il quale condivise quindi la propria residenza con gli spiriti animisti!
    Ancora oggi, durante le celebrazioni del capodanno tradizionale Laotiano, al Wat Aham si tiene la rappresentazione dell’importante rito delle “Danze delle Maschere” dedicato agli spiriti protettori.
    Wat Sen (Wat Sene)
    “Sen” nelle lingue Tai significa centomila e centomila furono le pietre che nel 1718, anno di costuzione del tempio, vennero raccolte dal letto del fiume Maekhong per la costruzione di questo sfavillante monastero che più di ogni altro spicca per i caldi e luccicanti colori dorati. Si trova quasi al culmine della Rue Wat Sene, la strada principale del centro storico alla quale da il nome e a poche centinaia di metri dal Wat Xieng Thong.
    Il “Wiharn” (edificio del monastero dedicato al culto ed accessibile anche ai laici, in contrapposizione con il “Sim” consacrato dalle nove pietre sacrali “Sema”) è un ibrido tra il tipico stile locale e lo sfarzoso stile Siamese. Le decorazioni intagliate sulle porte, che rappresentano varie divinità della cosmologia buddista nonchè divinità induiste a comporre un sincretismo religioso particolarmente conseueto e tipico del Sud-Et Asiatico, nonchè i murali delle pareti interne sono considerate tra le massime espressioni dell’arte locale.
    Tra i vari edifici secondari che compongono il monastero si nota un riparo sotto il quale vengono custodite due antiche e stupende imbarcazioni in legno ed utilizzate per le regate sul fiume.
    Wat Phuttabaht Tai
    Diversamente dagli altri sacri templi della città, il “Tempio dell’impronta del Buddha” non si trova nel centro storico di Luang Prabang ma molto più a ovest, nel punto in cui il piccolo torrente Hop di getta sul corso del Maekhong.
    La leggenda racconta che uno dei due mitologici serpenti Naga protettori degli ingressi della città aveva fissato la sua dimora su una grande roccia sulla quale oggi è costruito il tempio.
    A conferma dello spirito sincretistico che da sempre ha accompagnato e legato il Buddismo e l’Animismo, la leggenda prosegue narrando di una “orma” del Buddha che venne trovata nel punto esatto della dimora del serpente. Questa singolare coincidenza fu interpretata come un importante segnale per identificare il luogo per la costruzione del tempio.
    Essendo stato recentemente restuarato grazie ad uno sforzo congiunto delle comunità Cinesi e Vietnamite di Luang Prabang, dal punto di vista architettonico il Wat Phuttabaht presenta oggi un connubio di diversi stili unico nel suo genere. Le forme architettoniche Cinesi, Thai, Vietnamite e Laotiane sono infatti riunite in un interessante mix di forme e soluzioni stilistiche decisamente degno di nota.

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